NUOVO POTENZIALE FARMACO ANTIDOLORE
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NUOVO POTENZIALE FARMACO ANTIDOLORE
Antidolorifici che agiscono solo dove servono, più efficaci di quelli attuali e con meno effetti collaterali: sarebbe bello, e sarà forse possibile grazie alla scoperta di un team dell’Iit, Istituto italiano di tecnologia di Genova (in collaborazione con le Università della California, Bologna e Parma). L’équipe di Daniele Piomelli, dirigente del dipartimento di drug discovery and development dell’Iit, ha individuato un potenziale farmaco in grado di spegnere il dolore con un meccanismo nuovo.
Per riuscirci i ricercatori hanno studiato il destino biologico di una molecola, l’anandamide, nota per avere una forte azione protettiva contro il dolore.
«Viene rilasciata dall’organismo in modo naturale, nei casi di dolore o stress per esempio, e poi distrutta, come avviene per tutte le molecole; ma quando l’organismo è sbilanciato, ce ne vorrebbe di più» spiega Piomelli. «La nostra idea è stata quella di compensare la carenza di anandamide intervenendo sul meccanismo con cui il corpo la distrugge».
Molecola di anandamide
I ricercatori di Genova hanno visto che la molecola buona viene catturata da una proteina, che si chiama Flat, e presentata all’enzima incaricato di distruggerla. «Dopo avere analizzato 4 milioni e mezzo di composti chimici, abbiamo finalmente individuato quello capace di impedire il sequestro della molecola antidolore da parte della proteina Flat: bloccandone l’azione, è possibile aumentare i livelli di anandamide, con un potente effetto analgesico».
Entro cinque anni partiranno i test clinici sull’uomo, con l’obiettivo di arrivare a un vero e proprio farmaco. Capace di agire anche in quei casi di dolore (danni neuropatici per esempio) in cui l’unico trattamento disponibile sono gli oppiacei. Che però hanno seri effetti collaterali.
Per riuscirci i ricercatori hanno studiato il destino biologico di una molecola, l’anandamide, nota per avere una forte azione protettiva contro il dolore.
«Viene rilasciata dall’organismo in modo naturale, nei casi di dolore o stress per esempio, e poi distrutta, come avviene per tutte le molecole; ma quando l’organismo è sbilanciato, ce ne vorrebbe di più» spiega Piomelli. «La nostra idea è stata quella di compensare la carenza di anandamide intervenendo sul meccanismo con cui il corpo la distrugge».
Molecola di anandamide
I ricercatori di Genova hanno visto che la molecola buona viene catturata da una proteina, che si chiama Flat, e presentata all’enzima incaricato di distruggerla. «Dopo avere analizzato 4 milioni e mezzo di composti chimici, abbiamo finalmente individuato quello capace di impedire il sequestro della molecola antidolore da parte della proteina Flat: bloccandone l’azione, è possibile aumentare i livelli di anandamide, con un potente effetto analgesico».
Entro cinque anni partiranno i test clinici sull’uomo, con l’obiettivo di arrivare a un vero e proprio farmaco. Capace di agire anche in quei casi di dolore (danni neuropatici per esempio) in cui l’unico trattamento disponibile sono gli oppiacei. Che però hanno seri effetti collaterali.
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