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Metotrexato a difesa del cuore

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Messaggio  mella Dom Mar 21, 2010 4:41 pm

LO STUDIO
Metotrexato a difesa del cuore
Nei malati di artrite reumatoide che prendono il medicinale si riduce il rischio di sindrome metabolica, una condizione che favorisce le malattie cardiovascolari



MILANO - Ci sono problemi che giacciono da tempo in attesa di soluzione sul tavolo dei reumatologi. E che adesso, grazie a uno studio inglese pubblicato su Arthritis Research and Therapy, sembrano aver trovato almeno una parziale risposta. Qual è la diffusione di quel complesso di fattori di rischio (circonferenza vita e indice di massa corporea oltre le soglie fisiologiche, elevati livelli di glicemia a digiuno, pressione arteriosa e trigliceridemia, bassi valori di colesterolo Hdl) noto come sindrome metabolica nei pazienti reumatici? E qual è l’effetto del metotrexato (un farmaco talvolta considerato controverso) sulla diffusione delle malattie cardiovascolari e della sindrome metabolica in questi malati? Domande di non poco conto, dal momento che dalla prima potrebbe giungere una risposta all’aumento (finora non completamente spiegato) di mortalità per cause cardiovascolari nei pazienti reumatici. Mentre dalla seconda potrebbe arrivare una soluzione a questo problema.

LO STUDIO - Per cercare di fare chiarezza, i ricercatori del Russells Hall Hospital e della Manchester University hanno arruolato 400 persone affette da artrite reumatoide analizzandone la gravità della patologia, la storia clinica, l’uso di farmaci ed eventuali altre patologie presenti. I dati hanno confermato un aumento della diffusione della sindrome metabolica tra i malati reumatici, quantificandola. È presente in una percentuale oscillante tra il 12,1 e il 45,3% dei malati. Questa ampia variazione dipende dalla definizione di sindrome metabolica che si impiega: nella pratica clinica, infatti, ne vengono usate diverse che differiscono sostanzialmente per i valori che definiscono lo stato patologico. «Tuttavia - hanno scritto i ricercatori - se ci si limita a considerare quella attualmente più comune (cioè quella Ncep-National Cholesterol Education Program del 2004) la prevalenza è del 40,1%». «Cosa ancor più importante - hanno aggiunto - la terapia con metotrexato sembra decrescere [di circa il 50%] la probabilità di presentare la sindrome». Il gruppo di ricerca ha anche cercato di capire su quali fattori di rischio agisca il farmaco scoprendo che svolge il suo ruolo protettivo sui parametri lipidici e la glicemia a digiuno: in pratica è in grado di abbassare i livelli di colesterolo totale e di glicemia a digiuno e di aumentare quelli di colesterolo Hdl. Il medicinale invece, non agisce in alcun modo su circonferenza addominale, pressione arteriosa e insulinoresistenza.

ANTINFIAMMATORIO, MA NON SOLO - Se finalmente è chiarito l’effetto del metotrexato, però non altrettanto può dirsi del modo in cui ciò avviene. I ricercatori sono convinti che non si tratti di un semplice effetto antinfiammatorio. «I risultati del nostro studio - scrivono - suggeriscono che qualunque effetto protettivo del metotrexato sia specifico del farmaco e non dovuto alle generiche proprietà antinfiammatorie: non è stato infatti osservato con nessuno degli altri farmaci cosiddetti Dmard (farmaci antireumatici modificanti la malattia)». «Uno dei possibili meccanismi d’azione - spiegano - potrebbe essere allora la sua capacità di modificare la concentrazione di adenosina», una molecola che riveste un ruolo fondamentale nei processi biochimici delle cellule dell’organismo. «Ci sono prove che la molecola aumenti gli effetti dell’insulina sul trasporto e il metabolismo del glucosio e che possa influenzare alcuni aspetti del metabolismo dei lipidi».

Antonino Michienzi
05 marzo 2010
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

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Messaggio  tarantola17 Dom Mar 21, 2010 10:47 pm

Ottima notizia ma aggiungo...e avanti tutta alle infezioni però!
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