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Messaggio  mella Lun Giu 07, 2010 7:20 am

Artrite giovanile idiopatica
L'artrite giovanile idiopatica, denominata in precedenza artrite reumatoide giovanile, è la malattia reumatica più comune dell'infanzia. Viene definita come una artrite persistente per più di 6 settimane e che insorge prima dei 16 anni.
Le bambine e le ragazze sono più colpite dei maschi. L'artrite giovanile idiopatica è più frequente nel Nord Europa e meno nei paesi mediterranei. Si distinguono 7 sottotipi di artrite reumatoide giovanile: l'artrite sistemica, l'oligoartrite, la poliartrite con fattore reumatoide negativo, la poliartrite con fattore reumatoide positivo, l'artrite psoriasica, l'artrite con enterite, e l'artrite non definita

Artrite sistemica
Costituisce il 10-20% dei casi di artrite reumatoide giovanile. Colpisce in uguale frequenza maschi e femmine. Si manifesta all'esordio con artrite (infiammazione di una o più articolazioni) e febbre. La febbre è presente ogni giorno. Compaiono anche:
o arrossamento della cute (rash cutaneo), che non è fisso in un determinato punto ma è presente in più parti del corpo;
o aumento di volume dei linfonodi (le ghiandole linfatiche);
o aumento di volume del fegato e della milza;
o infiammazione della pleura (pleurite).

Gli esami di laboratorio evidenziano anemia ed aumento dei globuli bianchi. Le cause sono sconosciute. E' evidente, però, che tra i meccanismi che causano questa malattia gioca un ruolo fondamentale una eccessiva produzione e immissione nel circolo sanguigno di sostanze infiammatorie (denominate citochine ed in particolare il TNF).
La terapia spesso non è molto efficace. I farmaci antinfiammatori vengono utilizzati per lo più per ridurre i sintomi ma non sembra che siano capaci di rallentare la progressione della malattia. Anche i farmaci anti-reumatici specifici (come quelli utilizzati nell'artrite reuamtoide dell'adulto) sono meno efficaci che in altri tipi di artrite giovanile idiomatica.

Oligoartrite
Costituisce il 40-60% dei casi di artrite giovanile idiopatica. E'caratterizzata da coinvolgimento di meno di 5 articolazioni nei primi 6 mesi. Può mantenersi tale od evolvere in una forma con interessamento di più articolazioni. Colpite per lo più le articolazioni delle ginocchia, delle anche, delle dita, dei polsi, dei gomiti. Nella maggior parte dei bambini (55-60%) è colpita una unica articolazione. La progressione verso la forma poliarticolare si ha nel 60% circa dei casi. Il 25-33% dei bambini affetti da questo tipo di artrite risponde bene ai farmaci antinfiammatori. In quelli che non hanno beneficio da questa terapia si ricorre alla iniezione all'interno della articolazione di corticosteroidi (farmaci antiinfiammatori molto potenti).

Poliartrite con fattore reumatoide negativo
Costituisce il 20-25% dei casi di artrite giovanile idiopatica. Caratterizzata da coinvolgimento di più di 4 articolazioni nei primi 6 mesi e dal test del fattore reumatoide negativo. La terapia si basa sull'impiego combinato di farmaci anti-infiammtori, corticosteroidi, e farmaci anti-reumatici specifici.

Poliartrite con fattore reumatoide positivo
Costituisce il 5-10% dei casi di artrite giovanile idiopatica. E' caratterizzata da coinvolgimento di più di 4 articolazioni nei primi 6 mesi e dal test del fattore reuamtoide positivo. In questo tipo di artrite giovanile, il trattamento deve essere simile a quello che si utilizza nell'artrite reumatoide dell'adulto. Innanzitutto deve essere precoce. Inoltre deve prevedere l'impiego combinato di più farmaci (anti-infiammatori, corticosteroidi, farmaci anti-reumatici specifici).

Artrite con entesite
E' una forma di artrite giovanile caratterizzata anche da infiammazione cronica dei punti di inserzione dei tendini nelle ossa (entesite)


Ultima modifica di mella il Lun Giu 07, 2010 7:23 am - modificato 1 volta.
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Messaggio  mella Lun Giu 07, 2010 7:22 am

ARTRITE REUMATOIDE
Artrite Reumatoide

|
L'Artrite Reumatoide oggi colpisce nel mondo circa 10 milioni di persone. In Italia sono circa 300.000 le persone che ne sono affette.
L'Artrite Reumatoide colpisce in prevalenza le persone con età compresa tra 30 e 50 anni e soprattutto le donne che rappresentano circa il 75% del totale dei malati. Ne sono però colpiti anche i bambini molto piccoli

L'Artrite Reumatoide è una malattia autoimmune e come tutte le malattie autoimmuni non è ancora chiaro qual è il fattore che altera i meccanismi della risposta immunitaria, normalmente utilizzati per difendersi da eventuali agenti esterni, portandoli, invece, ad aggredire i componenti dell'organismo stesso.

Quello che si sa invece è come si sviluppa il processo. Il meccanismo si innesca con l'attivazione dei linfociti T che determinano i processi infiammatori che attaccano i tessuti articolari e le ossa provocando quelle gravi alterazioni che portano all'invalidità.

Le cause

Purtroppo non ci sono certezze. Tra le ipotesi più condivise c'è quella che considera l'Artrite Reumatoide una malattia multifattoriale in cui si rintraccia l'influenza sia di componenti ereditarie che di fattori ambientali.

Tra le prime c'è l'evidenza statistica che nelle persone con consanguinei affetti da Artrite Reumatoide le probabilità di essere colpite dalla malattia sono quattro volte superiori alla norma. Tra i fattori ambientali è ipotizzata l'azione di alcuni virus, squilibri ormonali e soprattutto modificazioni dell'assetto immunitario.



I sintomi
Il primo e più importante segno di Artrite Reumatoide è l'infiammazione dolorosa che si verifica a carico di più di una articolazione e prevalentemente, in modo spesso simmetrico, delle due articolazioni delle mani, dei polsi, dei gomiti e delle ginocchia.

Un altro elemento caratteristico è la rigidità mattutina dell'articolazione e la persistenza della sintomatologia dolorosa anche con il riposo.



La diagnosi
La diagnosi di artrite reumatoide è particolarmente complessa. I test come la VES o la proteina C reattiva riescono a mettere in evidenza solo se esiste un infiammazione ma non se questa è dovuta ad Artrite Reumatoide.

Il test del fattore reumatoide non è probante perché non solo c'è un 30% di malati che non è positivo al test ma c'è anche un 5% di persone sane (ma la percentuale sale fino al 10-20% nelle persone con oltre 65 anni di età) che invece risulta positivo perché non evidenziano alterazioni ossee. Quando queste compaiono vuol dire che, purtroppo, la malattia è attiva da molto tempo.

Le indagini radiologiche sono di scarsa utilità nella prima fase della malattia.

Secondo l'American College of Rheumatology per fare una corretta diagnosi di Artrite Reumatoide devono essere presenti almeno 4 di questi sette requisiti:



Rigidità mattutina che si protrae per almeno un'ora
Infiammazione/dolore di tre o più aree articolari (falangi, metacarpo, polso, gomito, ginocchio anca e metatarso-falange destre o sinistre)
Infiammazione/dolore delle articolazioni della mano
Impegno simmetrico delle articolazioni colpite
Presenza di noduli reumatoidi sottocutanei, generalmente nelle aree vicine alle articolazioni. Possono repertarsi anche in sede polmonare.
Presenza di livelli sierici elevati di Fattore reumatoide
Segni di erosione delle articolazioni della mano o del polso visibili alla radiografia.


La terapia
La terapia dell'Artrite Reumatoide si sviluppa su due fronti: contrastare il dolore e impedire la progressione delle lesioni articolari.

Per ridurre il dolore si usano comunemente i diversi analgesici esistenti, gli antinfiammatori non steroidei e i cortisonici.

Per evitare la progressione delle lesioni articolari si utilizzano invece farmaci in grado di interferire con la reazione autoimmune.

Tra questi ci sono i cosiddetti farmaci di fondo che comprendono diverse sostanze note da tempo e che originariamente erano utilizzate per curare altre patologie.

Dalla fine degli anni ‘90 sono disponibili nuovi farmaci, cosiddetti biologici, che hanno rivoluzionato la cura dell' Artrite Reumatoide.

La loro peculiarità è quella di bloccare l'azione di una proteina, il Fattore di Necrosi Tumorale (TNF) che nell'organismo sano ha la funzione di attivare le normali risposte infiammatorie mentre nel paziente con Artrite Reumatoide, essendo prodotta in eccesso, scatena quell'infiammazione abnorme che caratterizza la malattia.

L'efficacia dei farmaci biologici è molto elevata ma dipende in larga misura dalla tempestività con la quale vengono impiegati.

Con diagnosi e terapie precoci è possibile ottenere, nel 50-60% dei casi, la remissione della malattia con scomparsa dei dolori e riduzione del danno che si è realizzato con una qualità di vita accettabile.

Nel restante 40% si può registrare un sensibile rallentamento dell'evoluzione della malattia, una notevole riduzione sia della sintomatologia dolorosa sia del realizzarsi dei danni invalidanti.

Per ottenere questi risultati è indispensabile però che la diagnosi di Artrite Reumatoide sia effettuata entro 12 settimane dalla comparsa dei primi sintomi e che le cure siano avviate entro 16 settimane e non oltre sei mesi dall'esordi della malattia.

Tradotto in termini pratici questo vuol dire che l'approccio all'Artrite Reumatoide sta cambiando da un criterio di gradualità ad un criterio di tempestività dell'intervento.

Se prima si cominciava con la terapia analgesica e solo in un secondo momento si passava ai farmaci di fondo, oggi si preferisce sin dagli inizi un approccio più aggressivo soprattutto quando ci sono i segni di una rapida progressione del danno in un soggetto con Fattore reumatoide presente e con VES e proteina C-reattiva elevati.
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Messaggio  mella Lun Giu 07, 2010 7:24 am

Polimialgia reumatica e arterite a cellule giganti

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Polimialgia reumatica e arterite a cellule giganti

La polimialgia reumatica e l'arterite a cellule giganti sono 2 malattie intimamente correlate che colpiscono le perosne di età media e avanzata e che spesso compaiono simultaneamente. Alcuni ricercatori ritengono che siano fasi differenti della stessa malattia.

Epidemiologia
L'incidenza della polimialgia reumatica e della arterite a cellule giganti aumenta progressivamente dopo i 50 anni e raggiunge il picco di di frequenza tra i 70 e gli 80 anni. L'incidenza è maggiore nelle popolazioni che vivono nelle latitudini più alte. In Italia è più frequente nel nord.

Sintomi e diagnosi
All'inizio degli anni '80 sono stati definiti da 2 gruppi distinti di ricercatori, i criteri per una corretta diagnosi di polimialgia reumatica:

Criteri di Chuang e collaboratori:

età > ai 49 anni
dolore e rigidità bilaterali per un mese o più in 2 delle seguenti aree: collo o torace, spalle o braccia, anche e coscie
VES (velocità di eritrosedimentazione) > 40 mm/ora
esclusione di altre malattie ad eccezione dell'arterite a cellule giganti
Criteri di Healey e collaboratori:

dolore persistente per almeno 1 mese in 2 delle seguenti aree: collo, spalle, bacino
rigidità mattutina che persiste per più di 1 ora
rapida risposta ai farmaci (prednisone)
assenza di altre malattie che causano sintomi ai muscoli e alle ossa
età > 49 anni
VES > 40 mm/ora
All'inizio degli anni '90 sono invece stati formulati i criteri per la diagnosi di arterite a cellule giganti:

età >49 anni
comparsa di mal di testa (cefalea)
alterazioni dell'arteria temporale (rigidità, ridotta pulsatilit)
VES >50 mm/ora
evidenza alla biopsia dell'arteria temporale di una condizione di infiammazione cronica (vasculite).
Nella polimialgia reumatica, il dolore alla spalle è presente sia nei movimenti attivi che passivi. Spesso il dolore alle spalle si irradia alle braccia e quello alle anche si estende verso le ginocchia. Il dolore può iniziare in un lato del corpo ma poi, progressivamente, diventa bilaterale. Nel 50% dei pazienti compaiono anche dolore e rigidità delle ginocchia e dei polsi, la sindrome del tunnel carpale (una infiammazione della guaina che circonda il nervo mediano a livello del polso con conseguente dolore alla prime tre dita della mano), edema del dorso delle mani e dei polsi, delle anche e dei piedi. In un terzo dei casi sono presenti sintomi generali (febbre, stanchezza, perdita dell'appetito, dimagrimento).

I sintomi dell'arterite a cellule giganti compaiono gradualmente. Il mal di tesa interessa, per lo più, la regione occipitale e temporale. Quasi la metà dei pazienti ha difficoltà a muovere correttamente la mandibola e talvolta la lingua. Una permanente perdita della visione, parziale o completa, a carico di uno o di entrambi gli occhi compare nel 20% dei casi e spesso è uno dei primi sintomi della malattia (i pazienti riferiscono tipicamente di vedere un ombra difronte agli occhi). Questi sintomi oculari sono dovuti ad insufficiente vascolarizzazione (ischemia) del nervo ottico a causa di una infiammazione (arterite) delle arterie dell'occhio. Nel 30% dei pazienti compare infiammazione di alcuni nervi (neuropatie), soprattutto delle braccia e delle gambe. Il 40% dei pazienti sono affetti contemporaneamente da polimialgia reumatica. Nel 10-15% dei casi si sviluppano dilatazioni patologiche (aneurismi) delle arterie (soprattutto dell'arteria ascellare) e dell'aorta toracica.

Terapia
La terapia si basa essenzialmente sull'uso dei corticosteroidi. Il farmaco migliore e più utilizzato è il prednisone.
La risposta alla terapia è rapida, con risoluzione della maggior parte dei sintomi in pochi giorni.
La terapia alla dose iniziale d'attacco viene mantenuta per 2-4 settimane e poi, progressivamente, la dose viene ridotta.
Nel 30-50% dei pazienti si possono avere riacutizzazioni spontanee della malattia, specialmente durante i primi 2 anni di terapia. Generalmente la terapia viene mantenuta per 1-2 anni, ma in alcuni pazienti, in cui si osserva un susseguirsi di riacutizzazioni, sono necessari periodi più lunghi di trattamento.
I corticosterodi possono causare numerosi effetti collaterali. Tra questi, il diabete e l'osteoporosi sono i più gravi.
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Messaggio  mella Lun Giu 07, 2010 7:27 am

Osteoartrite / Artrosi


L'osteoartrite è la forma più comune di artrite e la causa più frequente di disabilità. E' una malattia che colpisce una o più articolazioni. La malattia interessa l'intera articolazione e quindi la cartilagine che riveste l'articolazione, l'osso sottostante, i menischi, i legamenti, i muscoli periarticolari, la capsula articolare e la sinovia (il rivestimento della capsula articolare).
L'osteoartrite può colpire qualsiasi articolazione ma predilige quelle delle mani, delle ginocchia, e delle anche.
I fattori di rischio di comparsa dell'osteoartrite sono l'età (più frequente nei pazienti più anziani), traumi, alcuni tipi di attività fisiche o lavorative (osteoartrite del ginocchio più frequente negli atleti e nelle persone che sottopongono il ginocchio a ripetute flessioni; osteoartrite della mano comune tra le lavoratrici tessili; osteoartrite dell'anca comune tra gli agricoltori), obesità, carenza di estrogeni.

I sintomi
L'osteoartrite è causa di dolore che aumenta durante il movimento e si riduce con il riposo. Nelle forme più avanzate il dolore è presente anche a riposo e di notte. Compaiono poi, transitoria rigidità dell'articolazione specie al mattino o dopo il riposo, ridotta motilità, crepitio a livello dell'articolazione, e rigonfiamento dell'osso adiacente alla articolazione stessa. Sono assenti sintomi generali come febbre, stanchezza, debolezza muscolare.
Diagnosi
La diagnosi si basa sui sintomi riferiti dal paziente e viene confermata dagli esami radiologici.
L'esame radiologico evidenzia la riduzione di spessore dello spazio articolare (lo spazio che c'è tra una articolazione e l'altra; per esempio nell'osteoartrite del ginocchio si riduce lo spazio articolare tra femore e tibia), la presenza di sporgenze ossee (osteofiti) e di alterazioni dell'osso adiacente alla articolazione.

Terapia
La terapia ha lo scopo di controllare e ridurre il dolore, migliorare la funzione dell'articolazione, rallentare la progressione della malattia.
Il trattamento deve essere individualizzato e deve consistere in un insieme di strategie terapeutiche quali:
riduzione del peso corporeo nelle persone soprappeso o obese;
attività fisica aerobica (camminare, andare in bicicletta, nuotare, svolgere altri esercizi acquatici);
fisioterapia;
tutori (nel caso dell'osteoartrite del ginocchio con instabilità del ginocchio stesso);
antidolorifici;
somministrazione intra-articolare di corticosteroidi nei pazienti con dolore acuto e segni di infiammazione locale;
chirurgia


Ultima modifica di mella il Lun Giu 07, 2010 7:29 am - modificato 1 volta.
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Messaggio  mella Lun Giu 07, 2010 7:29 am

Spondiloartropatie


Le spondiloartropatie sono malattie reumatiche croniche di tipo infiammatorio che hanno in comune fattori genetici predisponenti e alcune caratteristiche cliniche.
Comprendono la spondilite anchilosante, l'artrite associata alla psoriasi, l'artrite reattiva, e l'artrite associata a malattie infiammatorie dell'intestino (rettocolite ulcerosa e morbo di Crohn).

Le caratteristiche principali che le accomunano sono:

l'entesite, ovvero l'infiammazione dell'entesi il punto in cui i legamenti e i tendini si inseriscono nelle ossa;
l'infiammazione delle articolazioni del bacino (sacro-iliache) e della colonna vertebrale;
l'infiammazione delle articolazione delle gambe;
alterazioni a carico dell'intestino, della cute, degli occhi, e della aorta;
infiammazione di un intero dito (dito a salsiccia).
Le spondiloatropatie sono più comuni di quanto si credesse nel passato. Studi recenti, condotti nell'Europa Orientale, indicano che le spondiloartopatie hanno una frequenza simile a quella dell'artrite reumatoide. Sono più frequenti in alcuni gruppi etnici (eschimesi) e meno in altri (Giapponesi)

Spondilite anchilosante
E' la spondiloartopatia più comune e più tipica (colpisce lo 0.2-1% della popolazione). E' 2-3 volte più comune negli uomini che nelle donne (il 70-78% dei pazienti affetti da spondilite anchilosante sono di sesso maschile). Tipicamente compare tra i 20 e 30 anni di età. E' raro che i sintomi inizino dopo i 45 anni, ma può accadere che la diagnosi sia posta dopo questa età perché i sintomi presenti in età giovanile erano minimi e poco definiti.

Le cause
Le cause della spondilite anchilosante non sono note. Si ipotizza che un ruolo importante è svolto dai batteri presenti normalmente nell'intestino e da una reazione immunitaria anomala nei loro confronti. I meccanismi che portano alla malattia sono simili a quelli dell'artrite reumatoide ovvero la produzione da parte del sistema immunitario di mediatori ad azione infiammatoria (le cosiddette citochine ed in particolare il Tumor Necrosi Factor) che danno inizio e mantengono l'infiammazione a livello delle articolazioni.


I sintomi
Tipicamente, compare dolore ai glutei e/o alla regione lombare. E' un dolore sordo, gravativo, che viene percepito in profondità. Si associa a rigidità mattutina, che persiste per alcune ore, migliora con i movimenti e peggiora con l'inattività. In pochi mesi, il dolore diventa continuo, persistente e bilaterale. Generalmente è più intenso la notte.
La motilità della colonna vertebrale è ridotta, sia nei movimenti di flessione che estensione. Ridotta anche l'espansione del torace durante la respirazione.
Se non sottoposto ad adeguata terapia, il paziente va incontro ad una rigidità completa della colonna vertebrale, a scomparsa della lordosi lombare, accentuazione della cifosi (incurvamento) della colonna vertebrale toracica, atrofia dei glutei, irrigidimento completo del collo.
In alcuni pazienti, anche precocemente, compare infiammazione delle articolazioni delle anche e delle spalle. In fase avanzata, si ha dolore e rigidità del collo.
E' comune il dolore al calcagno, espressione di infiammazione del tendine di Achille e delle articolazioni della pianta del piede.
E' frequente (25-30% dei casi) la comparsa di una uveite acuta (infiammazione acuta di una parte dell'occhio) che si manifesta a livello dell'occhio stesso con dolore, arrossamento, visione offuscata, fotofobia (la luce provoca fastidio), aumento della lacrimazione.
Il 60% circa dei pazienti è affetto da una malattia infiammatoria dell'intestino (rettocolite ulcerosa o morbo di Crohn), che però rimane a lungo asintomatica.
Infine, possono manifestarsi alterazioni cardiache come l'insufficiente funzionamento della valvola aortica che può condurre ad un malfunzionamento di tutto il cuore (scompenso cardiaco).


Esami di laboratorio
Non esiste un esame di laboratorio specifico che permette la diagnosi di spondilite anchilosante.
Nel 90-95% dei pazienti dell'Europa centrale e del Nord America è presente il gene HLA-B27.
La VES (velocità di eritrosedimentazione) e la PCR (proteina C-reattiva) sono elevati nel 50-70% dei casi ma i loro livelli non sono correlati alla gravità della malattia.

Esami radiologici
L'esame radiologico evidenzia:

infiammazione bilaterale delle articolazioni del bacino (sacro-iliache) che possono apparire, nelle fasi avanzate, completamente fuse;
alterazioni varie della colonna vertebrale fino al quadro finale "a canna di bambù";
La diagnosi
La diagnosi di spondilite anchilosante si basa sui sintomi e sui risultati degli esami radiologici.
I cosiddetti "criteri di New York", elaborati nel 1984 e successivamente aggiornati, permettono una diagnosi di spondilite anchilosante se, in presenza di una infiammazione delle articolazioni del bacino (sacro-iliache) all'esame radiologico, è evidenziabile almeno uno dei seguenti sintomi:

dolore e rigidità alla colonna lombare o al sacro per più di 3 mesi che migliora con l'esercizio ma non con il riposo;
limitazione nei movimenti della colonna lombare
limitazione nell'espansione del torace rigidità
Terapia
La terapia standard della spondilite anchilosante si è basata per decenni sull'uso dei farmaci anti-infiammatori non-steroidei (FANS) e sull'esercizio fisico. Sebbene essa rimanga, ancora oggi, la "terapia base", è noto che essa sia poco efficace nel ridurre l'infiammazione e, quindi, i sintomi a carico della colonna vertebrale.
L'utilizzo dei farmaci che inibiscono l'azione del Tumor Necrosis Factor (sostanza ad azione infiammatoria prodotta dal sistema immunitario) come l'etanercept, l'infliximab e l'adalimumab ha comportato un significativo miglioramento dei sintomi a carico delle articolazioni del bacino e della colonna vertebrale, delle capacità funzionali delle articolazioni stesse, dei sintomi extra-articolari (uveite), e della qualità di vita.

(Ulteriori approfondimenti)

Artrite psoriasica
La psoriasi è una malattia della cute che colpisce circa l'1-2% della popolazione. E' più frequente nelle regioni del nord (soprattutto Norvegia e Russia) e molto meno comune in altri gruppi etnici (uomini di colore, nativi Americani). Colpisce con uguale frequenza uomini e donne.
Il 10-20% dei pazienti affetti da psoriasi sviluppa una artrite infiammatoria, con interessamento anche delle articolazioni del bacino (sacro-iliache) e della colonna vertebrale.
Generalmente le lesioni cutanee precedono quelle delle articolazioni, sebbene nel 15-20% dei casi accada il contrario.
Classicamente, si distinguono 5 tipi di artrite psoriasica: tipo oligoarticolare (interessa meno di 5 articolazioni), tipo poliarticolare (interessa 5 o più articolazioni), tipo a prevalente interessamento delle articolazioni delle mani, una forma deformante, e un tipo a prevalente interessamento della colonna vertebrale (spondilite).
La gravità della malattia varia da forme lievi o moderate a forme altamente invalidanti.
La terapia dell'artrite psoriasica si è basata, in fase iniziale, sull'uso dei FANS (farmaci anti-infiammatori non steroidei) e, in una seconda fase, sull'utilizzo di altri farmaci (metotrexate, sulfalazina, ciclosporina).
I farmaci che inbiscono l'azione del TNF (Tumor Necrosis Factor; uno dei mediatori immunitari che determinano lo stato di infiammazione a livello delle articolazioni) come l'etanercept, l'infliximab e l'adalimumab hanno rivoluzionato il trattamento di questa malattia. Numerosi studi, infatti, hanno dimostrato che gli inibitori del TNF determinano un rapido (in poche settimane) e significativo miglioramento della sintomatologia e delle lesioni a livello delle articolazioni. Tale miglioramento si mantiene nel tempo (anche per anni). Migliorano anche la funzione delle articolazioni, la qualità di vita e le lesioni cutanee.


Artrite reattiva
L'artrite reattiva compare, generalmente, 1-4 settimane dopo una infezione del sistema urinario o del tratto gastrointestinale. Gli agenti responsabili sono la Clamidia, l'Ureaplasma, la Shigella, la Salmonella, la Yersinia e il Campilobacter. L'artrite tende ad interessare poche articolazioni, per lo più quelle degli arti inferiori e dei piedi.
L'esordio è, generalmente, acuto: in pochi giorni 2-4 articolazioni diventano dolorose e edematose, compaiono febbre e dolore alla regione lombo-sacrale.

Compaiono, inoltre:

congiuntivite (nel 50% dei pazienti). Talora, si osserva una infiammazione più profonda dell'occhio (uveite), come nella spondilite anchilosante;
uretrite (infiammazione dell'uretra, il condotto che si estende dalla vescica al pene nell'uomo e dalla vescica all'orifizio vaginale nella donna);
diarrea, comune nelle infezioni da Shigella, Yersinia, o Salmonella. Precede, spesso, la comparsa dei sintomi articolari;
ulcere della bocca, per lo più, non dolorose;
Quando sono presenti artrite, congiuntivite e uretrite si parla di Sindrome di Reiter. In questa sindrome, si può anche avere la comparsa di lesioni cutanee di vario tipo (noduli, aree di arrossamento, aree di ispessimento dello strato corneo) sia a livello delle mani che delle piante dei piedi.
L'artrite reattiva, generalmente, guarisce autonomamente nel giro di 3-12 mesi. Purtroppo, l'artrite può ricomparire (nel 50% dei pazienti) o cronicizzare (nel 15-30% dei casi).


Artrite associata a malattie infiammatorie dell'intestino
Una artrite compare nel 10-20% dei pazienti affetti da malattie infiammatorie dell'intestino (come il Morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa).
L'infiammazione colpisce le articolazioni degli arti inferiori e dei piedi, in modo asimmetrico. L'esordio è acuto e l'infiammazione "migra" da una articolazione all'altra.
Sempre nel 10-20% dei pazienti affetti da malattie infiammatorie dell'intestino compare una spondilite (infiammazione delle articolazioni della colonna vertebrale), simile a quella della spondilite anchilosante.
Spesso compaiono anche lesioni extra-articolari come l'uveite (infiammazione dell'occhio) e lesioni cutanee (eritema nodoso e ipoderma gangrenoso).
Il trattamento è relativamente complesso. I FANS (farmaci anti-infiammatori non steroidei) non possono essere utilizzati perché peggiorano le lesioni intestinali. Sono stati utilizzati il metrotexate, la sulfasalazina, e l'azatioprina.
Recentemente, risultati molto incoraggianti sono stati ottenuti con i farmaci che inibiscono l'azione del TNF.
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