Dolore articolare, no al fai da te
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Dolore articolare, no al fai da te
Inutile sopportare la sofferenza fisica: «Al primo sintomo recarsi dal medico che saprà trovare strategie giuste»
MILANO - «Sopportare un dolore inutile è una cosa inutile». Quasi uno slogan, la battuta di Ovidio Brignoli, vicepresidente della Società Italiana di Medicina Generale (Simg), alla presentazione della campagna "Liberati dal Dolore", promossa dall'Associazione nazionale malati reumatici (Anmar) e dall'Università della Terza Età (Unitre). Anmar ha prodotto un depliant informativo che sarà veicolato in tutte le 305 sedi italiane dell'Unitre e attraverso il nuovo sito internet www.liberatidaldolore.it. «Le malattie reumatiche interessano quasi 5 milioni di italiani - ha detto Gabriella Voltan, presidente di Anmar -: alcune colpite in modo devastante, a seguito di gravi danni articolari e invalidità; altre, per quanto in grado di superare più agilmente la convivenza col dolore, in ogni caso limitate nella propria autonomia e autosufficienza».
NO A CURE FAI DA TE - Il dolore riduce le relazioni familiari ed extrafamiliari, fa sentire defraudati della propria quotidianità. Ma spesso ci si rassegna o, peggio, si tentano cure "fai da te" che poi causano problemi peggiori, come ha detto Brignoli citando un dato americano secondo cui il 6,4% dei ricoveri ospedalieri sono causati dall'uso incongruo di farmaci antinfiammatori. Allora, qual è l'approccio corretto al dolore? «Al primo sintomo, recarsi subito dal medico - è la risposta - che saprà identificare le strategie più efficaci». Osteoartrosi, artrite reumatoide, spondilite anchilosante: per ogni malattia reumatica c'è un approccio diverso e la terapia farmacologica cambia: «Segue un doppio binario - secondo Magda Scarpellini (Ospedale di Magenta) -: da una parte si ricorre ai nuovi farmaci immunosoppressivi o ai biotecnologici, che tendono ad agire sulle cause e danno i primi risultati da due a sei mesi dall'inizio della terapia; dall'altra si cerca di sollevare subito il paziente dal dolore, con analgesici e antinfiammatori, la cui scelta deve però essere demandata al medico». (Fonte: Ansa)
17 novembre 2010
MILANO - «Sopportare un dolore inutile è una cosa inutile». Quasi uno slogan, la battuta di Ovidio Brignoli, vicepresidente della Società Italiana di Medicina Generale (Simg), alla presentazione della campagna "Liberati dal Dolore", promossa dall'Associazione nazionale malati reumatici (Anmar) e dall'Università della Terza Età (Unitre). Anmar ha prodotto un depliant informativo che sarà veicolato in tutte le 305 sedi italiane dell'Unitre e attraverso il nuovo sito internet www.liberatidaldolore.it. «Le malattie reumatiche interessano quasi 5 milioni di italiani - ha detto Gabriella Voltan, presidente di Anmar -: alcune colpite in modo devastante, a seguito di gravi danni articolari e invalidità; altre, per quanto in grado di superare più agilmente la convivenza col dolore, in ogni caso limitate nella propria autonomia e autosufficienza».
NO A CURE FAI DA TE - Il dolore riduce le relazioni familiari ed extrafamiliari, fa sentire defraudati della propria quotidianità. Ma spesso ci si rassegna o, peggio, si tentano cure "fai da te" che poi causano problemi peggiori, come ha detto Brignoli citando un dato americano secondo cui il 6,4% dei ricoveri ospedalieri sono causati dall'uso incongruo di farmaci antinfiammatori. Allora, qual è l'approccio corretto al dolore? «Al primo sintomo, recarsi subito dal medico - è la risposta - che saprà identificare le strategie più efficaci». Osteoartrosi, artrite reumatoide, spondilite anchilosante: per ogni malattia reumatica c'è un approccio diverso e la terapia farmacologica cambia: «Segue un doppio binario - secondo Magda Scarpellini (Ospedale di Magenta) -: da una parte si ricorre ai nuovi farmaci immunosoppressivi o ai biotecnologici, che tendono ad agire sulle cause e danno i primi risultati da due a sei mesi dall'inizio della terapia; dall'altra si cerca di sollevare subito il paziente dal dolore, con analgesici e antinfiammatori, la cui scelta deve però essere demandata al medico». (Fonte: Ansa)
17 novembre 2010
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